martedì 13 marzo 2012

Meno Irpef e più Iva = più crescita? È una bufala

Martedì, 13 marzo 2012 - 12:37:00
Di Giovanni Esposito
Ultimamente il Presidente Monti ha rilanciato l'idea di spostare la tassazione dalle persone alle cose. L'opzione ha riscosso in maniera quasi unanime consensi, poiché, rispondente a criteri di presunta equità, si sostiene possa essere una scelta vincente. I fautori di tale teoria immaginano che la riduzione delle imposte sui redditi significhi al contempo lasciare più soldi in tasca ai lavoratori, abbassare il costo del lavoro, incoraggiare la produttività, l’occupazione e la crescita. Si sostiene, inoltre, che il gettito Iva/Pil dell'Italia sia inferiore a quello degli altri paesi europei.
Ma alcune semplici considerazioni ci permettono di confutare tale tesi: invero questo teorema, calato nella attualità italiana, risulterebbe iniquo, distorsivo, regressivo e depressivo.
In base ai dati 2009 più di 10,5 milioni di persone (un terzo dei contribuenti) hanno imposta netta Irpef pari a zero: si tratta di soggetti con livelli reddituali compresi nelle fasce di esonero oppure che fanno valere detrazioni tali da azzerare l’imposta lorda; in altri termini guadagnano (o dichiarano) talmente poco da non pagare Irpef. Ebbene, subendo l'aumento dell'Iva senza poter beneficiare di alcuna riduzione delle imposte sul reddito, il terzo più povero della popolazione si vedrebbe ridotto il potere d'acquisto.
L'aumento automatico, riguardando tutti i prezzi, comprimerebbe la domanda, senza essere certi che tale effetto possa essere parimente compensato da una maggiore disponibilità di denaro, conseguente alla riduzione dell'Irpef. Per i motivi sopra illustrati, la riduzione dell'imposizione diretta, non risultando “orizzontale”, potrebbe tradursi, per alcune fasce della popolazione, in maggiore propensione al risparmio a danno dei consumi.
La circostanza che il gettito Iva rispetto al Pil in Italia sia contenuto non è riconducibile alla misura delle aliquote, bensì alla inadeguatezza della base imponibile a causa della diffusa evasione fiscale. È bene considerare che i maggiori paesi Europei hanno tutti un'aliquota ordinaria minore o uguale alla nostra: Austria 20%, Belgio 21%, Francia 19,6%, Germania 19%, Paesi Bassi 19%, Regno Unito 20% e Spagna 18%.
Un ulteriore aumento delle aliquote, in un contesto di inadeguatezza del sistema distributivo, ingenererebbe una pericolosa spirale inflazionistica che avvantaggerebbe solo i monopoli soggetti a tariffazione regolata e le rendite (le locazioni sono indicizzate all'inflazione).
http://affaritaliani.libero.it/economia/irpef-iva-crescita130312.html

1 commento:

  1. Sono d'accordo sul fatto che per 1/3 dei contribuenti (quelli che non pagano Irpef per diversi motivi) lo spostamento della tassazione dalle imposte dirette (IRPEF)alle indirette (IVA)comporta una riduzione del potere d'acquisto:
    si tratta di capire quanti sono quelli che non pagano Irpef perchè dichiarano poco o nulla, e quanti quelli che usufruiscono di detrazioni fiscali (ad es. per ristrutturazione di immobili).
    Certamente i contribuenti con redditi medio-alti consumano di più e finiranno per pagare più IVA, pertanto se la riduzione dell'Irpef riguarderà (come è logico) solo i redditi medio-bassi solo questi beneficieranno di un vantaggio (poca Iva in più ma tanta Irpef in meno)purchè rientrino tra coloro che già pagano Irpef.
    Infine, ritornando al problema iniziale (1/3 dei contribuenti che già oggi non pagano Irpef e che subirebbero l'aumento dell'Iva), bisognerebbe prevedere misure al sostegno del reddito di questi soggetti, diversamente lo spostamento della tassazione dalle imposte dirette alle indirette sarebbe solamente un modo per recuperare gettito nei confronti dei soggetti con redditi molto bassi o che hanno utilizzato le detrazioni previste dalla legge (un modo per fare rientrare dalla finestra quello che è uscito dalla porta).
    Se questa è l'intenzione del Governo Monti lo vedremo presto, e mi auguro che il PD non stia questa volta a guardare (in un paese civile non si possono scaricare sugli ultimi le colpe dei cattivi amministratori.
    Benedetto

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