venerdì 7 ottobre 2011

Il Sole 24 Ore/ Bene la svolta di Napoletano, ma chi paga il conto degli errori commessi da Cerutti, Calabi, Treu e Riotta? Tutti i numeri del disastro

Venerdì, 1 luglio 2011 - 18:04:00
Leggendo Il Sole 24 Ore della gestione Napoletano, non posso che complimentarmi con il nuovo direttore: tranne qualche sbavatura (i non sempre verdi editoriali di Stefano Folli) è avvenuto un salutare cambio di Riotta (pardon rotta). Mi pare concreto, tecnico e ha, opportunamente, abbandonato ogni tentazione generalista. Insomma tutte le condizioni che possa arrestarsi l’emorragia di copie.
Però… chi paga il conto per gli errori commessi?
Il cav. Giancarlo Cerutti è stato nominato presidente de Il Sole 24 Ore spa il 26 gennaio del 2007. Da allora al 31 marzo 2011 (ultimo dato utile), il gruppo ha bruciato cassa per 221 milioni di euro. Ossia 145 mila euro al dì per 1.525 giorni consecutivi (festivi compresi).
La quotazione del Gruppo è stata fortemente voluta dall’allora presidente di Confindustria (cav. Luca Cordero di Montezemolo), agli oltre 27 mila investitori che ci hanno creduto, la fiducia riposta è costata l’80% del capitale investito per una perdita totale di 166 milioni di euro.
Il dott. Claudio Calabi (incappato nel 2002 in un incidente di insider trading) è stato amministratore delegato del gruppo dal 18 ottobre 2005 al 14 dicembre 2009, fra i fatti rilevanti accaduti sotto la sua gestione:
- la vendita della sede storica di via Lomazzo a Milano che ha permesso di gonfiare "una tantum" gli utili pre-quotazioni di 11,6 milioni di euro, peccato che nel 2010, per la sola sede di via Monterosa, il canone di locazione sia ammontato a 9,5 milioni di euro;
- acquisizione per 40 milioni di euro della GPP spa, operazione costata in meno di tre anni 14 milioni di svalutazioni e 11 di perdite (preciso che un mio tentativo di indagine per comprendere i soggetti venditori, per le difficoltà riscontrate,  ha smarrito la strada);
- operazioni Blogosfere, Str spa, Diamante spa ed Esa Software spa che a lungo termine, sotto il profilo costi-benefici, hanno realizzato risultati del tutto modesti.
- 944 mila euro di compensi percepiti nel solo 2009;
Il sig. Antonello Molina:
- nel 2008 ci ha venduto il 70% della Esa Software spa per oltre 40 milioni di euro;
- nel 2009 ne ha impugnato il bilancio,
- nel 2010 ha incassato, personalmente compensi per 360 mila euro e società a lui collegate canoni di locazione per 628 mila euro (totale arrotondato 1 milione di euro);
- nel 2011 gli scade una blindatissima opzione put sul restante 30% della Esa Software spa.
Sotto la reggenza della dott.ssa Donatella Treu, cooptata nel cda il 1 febbraio 2010 e ancora oggi amministratore delegato, si segnala:
- perdita accumulata per 44 milioni di euro;
- presentazione del piano industriale triennale 2011-2013, dopo la cui lettura ero satollo di termini generici, ma un po’ a digiuno di numeri (in tutto ne sono enunciati solo “due”).
Il dott. Gianni Riotta è arrivato alla direzione del quotidiano il 30 marzo 2009 con la diffusione a circa 320 mila copie, quando è stato liquidato (a quale costo?), il giornale aveva perso circa 60 mila copie (90 mila euro di mancati incassi al giorno).
La folta stola di amministratori non esecutivi (Luigi Abete, Diana Bracco, Pierlugi Ceccardi, Claudio Costamagna, Mario D’Urso, Antonio Favrin, Giampaolo Galli, Pietro Gnudi, Alberto Meomartini, Nicoletta Miroglio, Antonello Montante, Aurelio Regina e Marino Augusto Vago) che, oltre ad interessarsi solo di altre aziende (le proprie), possedendo, tutti assieme azioni per un controvalore di circa 12 mila euro, non rappresentano, in seno al consiglio, neanche se stessi. In compenso i titolari di cariche sociali hanno percepito, nel 2010 per la sola capogruppo, compensi per quasi 2 milioni di euro.
Qualcuno dei signori di cui sopra ha perso qualche cosa? No.
L’azionista di maggioranza ha chiesto conto dell’operato di qualcuno? No.
Bizzarra veramente questa storia del Sole 24 Ore.
Ma chi è il primo azionista privato del gruppo? Forse la presidente di Confindustria? Qualche manager del Gruppo? Uno dei consiglieri? Un noto imprenditore? Niente di tutto questo: in occasione dell’assemblea di approvazione del bilancio è emerso che l’azionista Giovanni Esposito, con il suo miserabile pacchetto di azioni, è il maggior azionista privato. Il primo soggetto che sicuramente ha pagato, per aver mal riposto fiducia nelle altrui capacità, è stato individuato, il secondo pare sia condannato ad essere la redazione. Non appare, infatti, credibile “tagliare” i giornalisti, senza che sia stato approvato un progetto di risanamento del gruppo, comprensivo di obiettivi da raggiungere, mezzi per realizzarlo e risorse per attuarlo.
Giovanni Esposito
http://affaritaliani.libero.it/mediatech/il_sole_24_ore010711.html

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