lunedì 3 ottobre 2011

Patrimoniale, potrebbe essere il male minore

Domenica 18 settembre è apparso, sul Sole 24 ore, un editoriale del prof. Guido Tabellini dal titolo << patrimoniale non significa crescita >>, nel quale si utilizzano una serie di argomentazioni, per stroncare sul nascere tale ipotesi.
Nonostante l’autorevolezza del prof. Guido Tabellini sia unanimemente riconosciuta e la mia personale stima, le sue argomentazioni non convincono.
In primo luogo, al fine di ottenere lo stesso risultato (ridurre lo stock del debito), non vengono indicate misure alternative alla da lui definita “superficiale”patrimoniale. Siccome mi sento di escludere che il Professore ritenga che un debito pubblico al 120% sia sostenibile per un paese a bassa crescita come l’Italia, le sue considerazioni sarebbero state maggiormente persuasive, se avesse indicato un’alternativa. Perché, salvo prova contraria (non enunciata), la patrimoniale potrebbe anche rappresentare il male minore.
Nel merito, l’analisi sembra trascurare due elementi: equità e crescita.
Il processo che ha portato il debito pubblico italiano verso livelli non sostenibili, è avvenuto negli anni ottanta, quando al crescere smisurato della spesa pubblica, non ha fatto seguito un pari incremento delle entrate. Siano state basse le entrate oppure alte le spese, resta il fatto che il popolo italiano vive, da oltre tre decenni, oltre le proprie possibilità, il che ha permesso di accumulare una ricchezza privata maggiore di quanto fosse diversamente possibile. Tassare la ricchezza privata sarebbe in ogni caso un metodo per far pagare a chi, per quanto inconsapevole, ha beneficiato della crescita del debito (equità).
Una patrimoniale da 100 miliardi di euro, alle condizioni di mercato attuali, permettere un risparmio annuo perpetuo di interessi su debito pubblico di 3,5 miliardi di euro, che in dieci anni sono 35 miliardi di euro da destinare, se lo si ritiene prioritario, alla crescita.
 3 ottobre 2011                                                                                                                 Giovanni Esposito

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